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Immagine del redattoreU-Earth Team

Smascherare i Climate Crimes: Come Svelare i Reati Ambientali che Minacciano il Nostro Mondo



Cosa Sono i Climate Crimes?


"Penso che possedere la terra senza rovinarla sia la forma d'arte più bella che chiunque possa desiderare", disse Andy Warhol nel secolo scorso.

Poco sapeva che qualcuno stava, e ancora sta, rovinando il bellissimo dipinto che è il nostro pianeta per ottenere un profitto. Queste azioni, ovviamente condannabili dal punto di vista morale, vengono ora perseguite anche legalmente, con il nome di “Climate Crimes”.È ora di saperne di più.


I Climate Crimes nel Tempo


I Climate Crimes, noti anche come “crimini ambientali” o "eco-crimes", si riferiscono ad attività illegali che danneggiano l'ambiente. Questi crimini hanno gravi conseguenze ecologiche, economiche e sociali. Dal punto di vista ecologico, spesso hanno un impatto diretto sul cambiamento climatico.


I crimini climatici non sono una novità. Basti pensare al caso della produzione di amianto in Italia. Iniziata nel 1906 a Casale Monferrato da parte dell'azienda Eternit, negli anni '50 e '60 comincia a causare i primi casi di decesso, soprattutto per mesotelioma, tra i lavoratori e i residenti della zona. Nel mentre, l'amianto è stato poi riconosciuto come un materiale cancerogeno.

Nel 2014, la Corte Costituzionale ha assolto i rappresentanti dell'azienda in quanto il reato ambientale era ormai caduto in prescrizione visto il lungo decorso.


Facendo un salto alla fine del secolo scorso, alcuni giornalisti americani, utilizzando fonti interne, hanno dimostrato che dagli anni '70 è in corso un grande inganno. Infatti, le maggiori compagnie produttrici di combustibili fossili erano consapevoli, sin dall’inizio, dei danni irreparabili che le loro attività stavano causando all'ambiente e alla popolazione. Tuttavia, hanno deliberatamente scelto di tacere per proteggere i propri interessi.


Negli ultimi tempi, i climate crimes sono diventati un argomento sempre più centrale nel dibattito sul cambiamento climatico. Sempre più cittadini, individualmente o in associazioni, chiedono che i colpevoli di questi crimini siano chiamati a rispondere delle loro azioni. È giusto che chi commette climate crimes sia assicurato alla giustizia, come avviene per altri reati.


Esempi di climate crimes


Ecco alcuni esempi di climate crimes a cui tutti possono fare riferimento. Questi crimini danneggiano l'ambiente e tutte le persone che ci vivono e che dipendono dalle sue risorse.


  • La deforestazione illegale, compreso l’abbattimento non autorizzato di alberi, che contribuisce alla distruzione del suolo, alla perdita di biodiversità e, in ultima analisi, alla perdita di ossigeno.

  • Pesca intensiva/pesca in zone protette, che porta alla perdita di biodiversità o alla caccia illegale e al commercio di specie in via d'estinzione.

  • Sversamento illegale di rifiuti tossici nell'ambiente, causando inquinamento dell'acqua

E naturalmente…

  • Violazione dei limiti di emissioni stabiliti dalle normative ambientali, che contribuisce all’inquinamento atmosferico, al cambiamento climatico e ai problemi di salute


Alcuni di questi eco-crimes sono specificamente legati al cambiamento climatico. Possono portare a eventi che causano disastri ambientali e conseguenti perdite di vite umane.


Per esempio, la comunità portoricana ha intentato una causa contro le compagnie petrolifere che operano nella zona. Le hanno accusate di aver contribuito alla tragedia dell'uragano Maria, che ha causato oltre 3.000 morti e una diffusa devastazione, compresa la distruzione di colture cruciali come il caffè.


Ma il Porto Rico non è l'unico Stato ad aver avviato una causa contro le compagnie petrolifere. Su questo tema abbiamo sentito Jay Rossiter, un avvocato specializzato in responsabilità ambientale.

Jay ha parlato di quanto accaduto recentemente in California:


"A settembre 2023, lo Stato della California ha intentato una causa legale contro cinque importanti compagnie petrolifere e l'American Petroleum Institute, sostenendo che i convenuti abbiano mentito sui rischi del cambiamento climatico, nascosto informazioni critiche ai titolari di polizze assicurative e al pubblico, e intrapreso una campagna attiva di disinformazione concepita per ingannare il pubblico rispetto ad evidenze scientifiche. La California si unisce a una crescente lista di altri stati e comuni degli Stati Uniti che cercano di rendere le grandi compagnie petrolifere responsabili dei danni causati dal cambiamento climatico quantificabili in miliardi di dollari.


La California sostiene che il danno avrebbe potuto essere ridotto al minimo o mitigato, se al pubblico fossero state fornite informazioni chiare, coerenti e scientificamente accettate sui rischi derivanti dalla combustione di combustibili fossili. La causa chiede sia risarcimenti monetari equi, inclusa l’istituzione di un fondo di riduzione per assistere le persone danneggiate dai disastri climatici, sia leggi per impedire dichiarazioni ingannevoli o condotte sleali in futuro.


I procedimenti legali avviati dalla California e da altri enti governativi statunitensi sono di natura civile e non penale. Tuttavia, essi richiedono ingenti danni, compresi i danni punitivi, che in California vengono concessi solo in presenza di prove chiare e convincenti da cui emerge che l'imputato è colpevole di oppressione, frode o dolo. Sicuramente, nelle giuste circostanze, anche le azioni penali possono essere intentate per far fronte a determinati danni ambientali o a una condotta aziendale particolarmente grave.


Ne sono un esempio i procedimenti penali contro varie società di servizi pubblici, quando una condotta gravemente negligente ha contribuito direttamente alla perdita di vite umane, o le azioni penali contro le società che scaricano intenzionalmente sostanze tossiche nell'aria o nell'acqua.


Ad oggi, però, lo strumento legale che sta ricevendo maggiore attenzione per affrontare gli effetti devastanti del cambiamento climatico - e quello che mette a rischio maggiormente le aziende interessate - è rappresentato dalle cause civili che denunciano: la pubblica infrazione, l'omissione di avvertimento, la pubblicità falsa o ingannevole e/o l'omissione di un'adeguata divulgazione dei rischi materiali".


I Climate Crimes dovrebbero essere perseguiti?


Se siete lettori di questo blog, potete immaginare quale sia la nostra posizione al riguardo. Guardando la questione da un mero punto di vista legislativo, nonostante la natura disomogenea e in evoluzione della legislazione, e l'errata convinzione che i crimini climatici abbiano basi giuridiche incerte, alcune norme ci sono.


Ad esempio, a livello internazionale, nel 2015, 195 paesi hanno firmato L’ Accordo di Parigi. Il trattato è stato concepito all'interno della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP21) e rappresenta la fonte più ampia e universalmente riconosciuta in materia di problemi climatiche.


È importante ricordare che l'Unione Europea aveva già emanato la Direttiva 2008/50 nel 2008, una pietra miliare nella protezione della qualità dell'aria in Europa. Il suo obiettivo è mantenere e, se possibile, migliorare la qualità dell'aria per salvaguardare le popolazioni, la vegetazione e gli ecosistemi nel loro complesso. La direttiva stabilisce anche valori limite per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, il particolato (PM10 e PM2,5), il piombo, il benzene e il monossido di carbonio.


È sufficiente? Certamente no. La legislazione sui climate crimes è ancora una disciplina eterogenea ed in evoluzione; è fondamentale ma non ancora sufficiente. Nonostante l'esistenza di leggi, le azioni umane tendono a disattenderle quotidianamente sia dal punto di vista morale che legale. D’altro canto, c'è una crescente mobilitazione dalla base, soprattutto da parte delle generazioni più giovani, per affrontare questi problemi in modo concreto e deciso. Un'altra buona notizia è che il numero di cause legali sta aumentando.


Recentemente, sei ragazzi portoghesi hanno presentato un reclamo contro l'inerzia degli Stati europei, tra cui Norvegia, Russia, Svizzera, Turchia e Regno Unito, presso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Secondo i 6 giovanissimi, l'inerzia degli Stati costituisce una grave violazione dei diritti umani. Essi chiedono che i governi cambino le loro politiche climatiche. Questo caso pionieristico, se avrà successo, potrebbe rappresentare uno scenario rivoluzionario, obbligando gli Stati a rivedere le loro leggi climatiche.


Nella regione della Pianura Padana italiana, grazie all’ausilio di consulenti legali, i cittadini possono richiedere un risarcimento finanziario dimostrando di aver vissuto per un lungo periodo in comuni in cui i limiti imposti dalla Direttiva Comunitaria 2008/50/CE sono stati costantemente superati. L'obiettivo di questa iniziativa non è solamente di natura economica; mira ad attirare l'attenzione su una questione che non è stata adeguatamente affrontata ed è spesso emarginata. Respirare aria pulita è un diritto per tutti, ed è giunto il momento di farlo rispettare.


Ad inizio Novembre, in Inghilterra, lo studio legale "Fighting Dirty", ha intentato una causa legale per contrastare la vendita di fertilizzanti per l'agricoltura, in quanto ricchi di microplastiche e sostanze chimiche persistenti . Infatti, le aziende idriche raccolgono i fanghi di scarico essiccati, li processano e li vendono sotto forma di biosolidi agli agricoltori. Tuttavia, questi fertilizzanti non vengono depurati, e quindi contengono una quantità pericolosissima di inquinanti, che generalmente indichiamo come microplastiche. A riprova di ciò, una ricerca condotta dall'Università di Cardiff e di Manchester, ha rilevato che i campi del Regno Unito presentano i livelli più alti di inquinamento da microplastiche. L' Agenzia per l'ambiente aveva promesso di intervenire per mitigare la situazione entro il 2023, ma sembra aver fatto dietrofront. Per questo, il gruppo legale ha deciso di aprire un contenzioso che sarà giudicato presso l'Alta corte.



Climate Crimes e Giustizia Climatica : Perché Sono Collegati?


La giustizia climatica è un concetto che affronta l'intersezione tra giustizia ambientale e sociale nel contesto del cambiamento climatico. Si basa sul fatto che gli impatti del cambiamento climatico non sono equamente distribuiti; spesso le comunità più vulnerabili sopportano un peso sproporzionato delle conseguenze causate dal cambiamento climatico.

Ad esempio, abbiamo visto questa situazione con la pandemia: la carenza di vaccini è stata più grave nelle regioni più povere del mondo.


Le popolazioni indigene hanno quindi un'impronta ecologica più piccola, ma sono tra le più colpite dagli effetti del cambiamento climatico. Lo scorso settembre, il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ha accolto la petizione presentata da otto nativi originari dello Stretto di Torres contro l'Australia. L’accusa è l’inerzia nell'affrontare il cambiamento climatico.Il Comitato ha condannato l'Australia, dichiarando che la sua inazione violava i diritti umani degli isolani. Questa decisione rappresenta un evento storico per tutte le comunità indigene. Tradizionalmente una minoranza che paga un alto prezzo per i crimini ambientali causati dall'industrializzazione e dal progresso.


In conclusione, ciò che ci troviamo di fronte non è solo la lotta ai Climate Crimes; è un appello a difendere la bellezza e la diversità del nostro pianeta. È un viaggio emozionante segnato dalla determinazione, dalla vigilanza e dalla responsabilità collettiva. Abbiamo tra le mani il pennello per continuare a dipingere il capolavoro del nostro pianeta per le generazioni future. Un'eredità che trascende le frontiere e gli interessi personali.






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